Le favole nel Medioevo

Le favole nel Medioevo

Nel Medioevo, le favole rappresentavano una parte significativa del patrimonio letterario e culturale. Di solito trasmesse oralmente prima di essere trascritte, hanno svolto un ruolo importante nell'educazione, nell'intrattenimento e nella trasmissione dei valori sociali. Si tratta di narrazioni brevi, ricche di insegnamenti morali e spesso con protagonisti animali o il loro corrispettivo antropomorfo, che sono riuscite ad attraversare i secoli, influenzando la società e la letteratura. Ne faceva uso il volgo, quanto la nobiltà e in larga parte anche il clero, che le utilizzava per veicolare la propria morale.

Le radici delle favole nel Medioevo affondano nella tradizione orale, con racconti che si diffondevano di bocca in bocca prima di essere scritti. Esse includevano un vasto repertorio di storie popolari, molte delle quali risalenti alle antiche culture greche e romane, in particolare agli scritti di Esopo e Fedro. Tuttavia, nel contesto medievale, le favole subirono un processo di adattamento e reinterpretazione per adattarsi ai valori e alle credenze del tempo.
I protagonisti delle favole medievali erano spesso animali come la volpe, il leone, il topo e il corvo (e in questo si sente l'influenza di Esopo), dotati di caratteristiche umane e utilizzati proprio per rappresentare diversi aspetti della società umana. Attraverso le loro avventure, le favole trasmettevano insegnamenti morali e comportamentali, presentando situazioni e dilemmi etici che invitavano alla riflessione e all'apprendimento.

Le favole, sia tramandate oralmente che scritte, hanno svolto un ruolo cruciale nell'educazione dei giovani nel Medioevo. Queste storie non solo intrattenevano, ma insegnavano anche virtù come l'onestà, la lealtà, la saggezza e l'astuzia. I moralisti e gli insegnanti utilizzavano le favole come strumento educativo per impartire valori sociali e insegnamenti etici ai giovani, attraverso l'uso di allegorie e metafore.

Se l'influenza di Esopo sulle favole medievali è indubbia, con le sue storie, spesso incentrate su protagonisti animali, e sempre foriere di una morale, ci sono state altre figure importanti, in grado di contribuire anche allo sviluppo e alla diffusione dei racconti fiabeschi. Tra queste, troviamo autori come Ademaro di Chabannes, monaco e storico francese, la poetessa Marie de France e Giovanni Boccaccio, il cui Decameron non ha bisogno di presentazioni. Questi (e altri) scrittori hanno arricchito il panorama letterario con le loro raccolte di favole, adattandole e trasformandole per adattarsi alla mentalità e alla cultura dell'epoca.

Le favole medievali, pur avendo origine in un'epoca precedente all'invenzione della stampa, furono tramandate principalmente oralmente. Le storie venivano raccontate di generazione in generazione, adattandosi alle diverse tradizioni regionali e culturali. Successivamente, con l'avvento della stampa, le favole furono raccolte e diffuse in opere scritte, garantendo la loro longevità e pervasività nel panorama letterario.
L'influenza di tali opere si è estesa oltre il Medioevo, contribuendo alla formazione del patrimonio letterario europeo. Esse hanno influenzato poeti, scrittori e artisti in generale, ispirando opere e testi che hanno mantenuto vive le lezioni morali e sociali trasmesse attraverso questi racconti.

In conclusione, le favole nel Medioevo rappresentano una parte fondamentale della cultura e della letteratura di quell'epoca. Trasmettendo insegnamenti morali attraverso racconti allegorici e hanno lasciato un'impronta duratura nel tessuto sociale e culturale europeo, influenzando la narrazione letteraria per secoli dopo il loro periodo d'oro.
 

Indietro